ARCHEOLOGIA IN CLASSE

lrDSCN1689Il 3 marzo alle ore 10 la classe 1BM ha incontrato gli archeologi, Dott.Alessandro Biagioni, Dott.ssa Donatella Carafelli, Dott.ssa Lucia Ricciotti, nell’aula di informatica. Gli esperti ci hanno parlato della materia in cui si sono specializzati: l’archeologia. La parola, che viene dal greco Archeologia, composto dalle parole archaios, “antico”, e logos, “discorso”, indica la scienza che studia tutte le espressioni delle civiltà del passato attraverso la raccolta, la documentazione e l’analisi delle tracce materiali che hanno lasciato (manufatti, architetture, resti umani e biologici).

L’archeologia si suddivide in vari settori:

 preistorica (dalle origini dell’uomo fino al quarto millennio a.C.);
 classica (civiltà dell’epoca classica, greca e romana);
 medievale (dal 476 d.C. fino al 1492);
 orientale (civiltà del vicino oriente, la cui branca principale è l’egittologia).

Il primo a parlare di archeologia è Erodoto , ma il primo che usa questa scienza per capire la storia è Tucidide (460 a.C. – 404 a.C.) che deduce che gli antichi abitanti della Caria erano in precedenza stanziati nelle isole dell’Egeo, poiché a Delo erano state ritrovate tombe e corredi funebri simili a quelle presenti nella già citata regione dell’Asia Centrale.
Con l’umanesimo ritorna un più vivo interesse per l’antico: nel 1446 Flavio Biondo scrive “De Roma instaurata”, una guida turistica per i visitatori dei Fori Imperiali di Roma. Ma il vero padre dell’archeologia moderna è l’anconetano Ciriaco de’ Pizzecolli (1391 – 1454), un ricco mercante che nei suoi viaggi descrisse gli imponenti resti che incontrava nei porti del Mediterraneo attraverso disegni molto fedeli e precisi che lui stesso tracciava. Infatti fu il primo a descrivere dopo secoli il Partenone di Atene e le piramidi di Giza.
Questa riscoperta dell’arte e dell’architettura antica avrà il suo apice con il ritrovamento del Laocoonte nel 1506. È attualmente conservato nei Musei Vaticani, fondati appositamente con l’arrivo del gruppo statuario su volere del pontefice Giulio II, appassionato classicista. Il ritrovamento di statue e reperti appartenenti all’età classica condizionerà molto l’arte rinascimentale.
In Germania, dove vi è carenza di reperti di età classica, gli archeologi si sono specializzati nella ricerca dei reperti preistorici. Uno dei pionieri dell’archeologia preistorica è il gesuita Nicolas Mahu-del (1673 – 1747), che inizia a studiare manufatti antichi come le selci o più recenti come le tombe dell’età del ferro.
Nel 1748 Carlo III di Borbone, re di Spagna, Napoli e Sicilia, dà ordine di iniziare gli scavi che di-sotterreranno le rovine di Pompei, le cui abitazione, sepolte dall’eruzione del 79 d.C., sono state ben preservate dalle ceneri, riconsegnandoci affreschi di età romana, difficilmente ritrovabili in altri sca-vi, ma che sono stati conservati dalla coltre che ha distrutto la città. Nello stesso periodo viene pubblicato il primo manuale di storia dell’arte di Johann Winckelmann (1717 – 1768).
Altri celebri archeologi successivi sono Rigel, che si interesserà dell’età tardo romana, Champollion, il primo degli egittologi, Pigorini, il maggior esperto italiano di preistoria. Un altro importante personaggio è l’imprenditore Heinrich Schliemann, che riscoprì la città di Troia nel 1871, cantata da Omero nell’Iliade, presso il colle di Hissarlik, in Turchia. Userà uno scavo “a trincea”, scoprendo che la città omerica è stata preceduta da sei insediamento più antichi (costruiti tutti tra il 2900 e il 1300 a.C.) e tre successive (un emporio greco, una città di età ellenistica e una sede vescovile bizantina), mostrandoci così la forte stratificazione che caratterizza l’archeologia e la storia stessa, con il suo susseguirsi di dominatori, distruzioni, culture e scambi.

Vittorio Burchiani 1BM

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